A cura di Angelo Meda, Responsabile Azionario di Banor
Gli alberi che nascondono una foresta
È più importante monitorare la tenuta degli utili aziendali e dell’economia statunitense, piuttosto che i sondaggi sulle elezioni.
Il modo di dire di origine anglosassone “can’t see the forest for the trees” (non vedere il bosco a causa degli alberi), si riferisce al nostro comunissimo vizio di perderci in piccoli dettagli, scordandoci del quadro generale.
In questi giorni, infatti, le cronache finanziarie si stanno concentrando sulle elezioni americane, con gli ultimi sondaggi che vedono Trump favorito negli Stati chiave e, quindi, con i titoli legati a una sua elezione che sovraperformano il mercato e i tassi di interesse in USA che salgono, seguendo quanto accaduto nel 2018 in occasione della sua prima elezione.
Naturalmente, chi sarà l’inquilino della Casa Bianca per i prossimi quattro anni è importante e può spostare gli equilibri geopolitici ma, come sempre accade, è necessario tenere presente la grande differenza tra le promesse elettorali e quanto verrà realmente realizzato in seguito.
In questo momento le elezioni americane sono l’albero che nasconde la foresta: una foresta fatta di condizioni macro e microeconomiche che stanno sostenendo i mercati azionari, ma che danno segnali di stanchezza. L’incertezza che regna sui mercati e che li lascia laterali non è dovuta a quanto accadrà il 5 novembre e verosimilmente vedrà strascichi per le settimane a venire. L’incertezza è guidata da due forze che da diversi mesi stanno spingendo in direzioni differenti e con nessuna delle due che prevale.
1. Da un lato abbiamo un buon andamento dell’economia americana. La Fed di Atlanta ha sviluppato da diversi anni un modello chiamato GDPNow che, basandosi su 13 sub-componenti che sommati generano il PIL, fornisce una stima corrente del PIL americano (rilasciato su base trimestrale). L’accuratezza del modello si accentua col passare del tempo e l’errore scende a meno dell’1% a 30 giorni dal rilascio del dato ufficiale di crescita dell’economia, grazie alla quantità di dati che si genera e che progressivamente consente di affinare la stima. Il GDPNow indica un +3,3% per il PIL USA nel terzo trimestre, valore rivisto al rialzo nelle ultime settimane e superiore alle stime degli analisti.
EVOLUZIONE DEL GDPNow E STIMA DEL TERZO TRIMESTRE DELL’ANNO
Fonte: Atlanta Fed. Fonte dei dati: Indicatori Economici Blue Chip e Previsioni Finanziarie Blue Chip
Nota: La media delle 10 previsioni più alte (più basse) è la media delle 10 previsioni più ottimistiche (pessimistiche) nel sondaggio Blue Chip.
Anche i dati microeconomici dei risultati aziendali sembrano confermare la forza dell’economia americana. Finora circa 200 società delle 500 che compongono l’indice S&P500 hanno battuto le attese mediamente del 6%. Ma al di sotto di questo numero si vedono dei segnali di fatica: se escludiamo il settore finanziario (che beneficia dei tassi ancora elevati) e Tesla (che è salita del 22% il giorno dopo aver riportato numeri superiori alle aspettative), i risultati sono meno brillanti, avendo battuto le stime solo del 3% (il dato più debole da due anni a questa parte).
2. Dall’altro lato, le indicazioni in arrivo dal resto del mondo non sono rosee e sono la forza del rallentamento macroeconomico che spinge in direzione opposta. Si è tornati a parlare della Germania come del malato d’Europa e sarà importante capire se tutto ciò determinerà un’occasione per ristrutturare il Paese (il caso Volkswagen e le possibili chiusure di stabilimenti lo determineranno). In Cina, il piano di stimolo non sembra ancora aver rilasciato i suoi frutti. Il recente dato sui profitti industriali nel più grande Paese dell’Asia ha riportato alla realtà le aspettative, con i ricavi stagnanti ormai da due anni e gli utili tornati ai livelli del 2018.
CINA: CONFRONTO TRA PROFITTI E RICAVI INDUSTRIALI
Fonte: Goldman Sachs
La debolezza dell’economia mondiale è confermata infine dal prezzo del petrolio, che a ogni rallentamento delle tensioni geopolitiche ritraccia di diversi punti percentuali.
Siamo quindi in una fase in cui l’America ha i riflettori puntati addosso: è più importante però monitorare la tenuta degli utili aziendali e dell’economia statunitense, piuttosto che i sondaggi sulle elezioni, che fortunatamente potremo lasciarci alle spalle tra una quindicina di giorni.
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